08/02/15
Studio italiano conferma potere antiage della proteina Creb1. Si produce se si assumono meno calorie. Più salute per la gente e anche per il pianeta.
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Il Sole continua a dormire C'è da preoccuparsi?
PIERO BIANUCCI
Mentre voi tranquillamente vi abbronzate sulle spiagge, la superficie del Sole rimane ostinatamente priva di macchie e di ogni attività significativa. E’ stato così anche nell’ultima settimana. Si è vista solo qualche modestissima protuberanza e qualche piccola turbolenza nella cromosfera. La foto qui accanto, trasmessa il 7 agosto dalla navicella europea “Soho”, è eloquente. 

Questa situazione dura ormai da due anni, tanto da incominciare a suscitare interrogativi scientifici e un filo di inquietudine. Il numero di agosto di “Sky & Telescope”, la rivista di astronomia più diffusa nel mondo, ha dedicato la copertina a questo insolito comportamento della nostra stella. Il titolo semina il dubbio: “Che cosa non funziona nel nostro Sole?” 

L’attività del Sole, scoperta da Galileo poco meno di 400 anni fa, si manifesta con macchie più o meno estese sulla sua superficie (fotosfera), con protuberanze, cioè enormi zampilli di idrogeno che si innalzano sopra la fotosfera, e lancio nello spazio di particelle atomiche che viaggiano come minuscoli proiettili alla velocità di varie centinaia di chilometri al secondo. L’intensità di questi fenomeni segue un ciclo di circa undici anni. 

Tre anni fa, quando, nel 2006, il ciclo delle macchie solari (il ventitreesimo da quando gli astronomi lo studiano) toccò il minimo, la Nasa e la National Oceanic and Atmospheric Administration riunirono gli scienziati del settore e chiesero loro di fare una previsione sul prossimo ciclo. Vennero fuori dozzine di scenari diversi ma in sostanza gli scienziati, pur concordando nel prevedere la ripresa dell’attività nell’aprile 2007, si divisero in due gruppi: quelli che annunciavano un forte picco di tempeste solari nel 2012 e quelli che pensavano a un picco moderato, sotto la media e un po’ tardivo, intorno al 2013.

I fatti hanno smentito entrambi i partiti. Il minimo di attività solare si è prolungato fino a tutta l’estate 2009 e i segni di ripresa sono molto timidi e contraddittori. Bisogna risalire al 1913 per trovare un periodo così povero di macchie solari, con un Sole completamente “pulito” per 311 giorni su 365. Nel 2008 il Sole si è mostrato privo di macchie per 266 giorni e nel 2009, da gennaio al 20 maggio, 115 giorni sono stati totalmente senza segni di attività. Un minimo solare ha in media 485 giorni senza macchie, questa volta siamo già oltre i 650. 

Ora gli astrofisici solari stanno aggiustando il tiro e per quello che sarà il ventiquattresimo ciclo dell’attività solare studiato scientificamente prevedono un modesto picco di attività tra il 2013 e il 2014. 

A scoprire la periodicità delle macchie solari fu l’astronomo dilettante Heinrich Schwabe, di professione farmacista, vissuto nella prima metà dell’Ottocento. Schwabe incominciò a registrare ogni giorno le macchie solari nel 1823, notò un loro aumento nel periodo 1827-1830, un calo nel 1833 e poi un altro picco nel 1837. A questo punto, previde il nuovo massimo solare verso il 1848, e in effetti fu così. Schwabe aveva scoperto che le macchie hanno una periodicità di circa 11,1 anni. In realtà va detto che il ciclo vero è di 22 anni, periodo che corrisponde a una inversione della polarità del campo magnetico delle macchie. 

Non bisogna pensare, però, che il Sole sia preciso come un orologio. Galileo scoprì le macchie solari nel 1610 e fu fortunato. Se avesse osservato il Sole quarant’anni dopo non le avrebbe scoperte perché l’attività si ridusse quasi a zero dal 1645 al 1715. Questo lungo periodo di bonaccia è chiamato “minimo di Maunder” dal nome dell’astronomo americano Edward W. Maunder (1851-1928) che attirò l’attenzione su questo fenomeno, ma prima di lui lo aveva già notato Gustav Spoerer. La cosa interessante è che al “minimo di Maunder” corrisponde la “piccola era glaciale”, un raffreddamento del clima globale della Terra che va dalla fine del Seicento all’inizio dell’Ottocento. In quel tempo il Tamigi gelava ad ogni inverno, tanto che sulla sua superficie ghiacciata si svolgevano le “Fiere del gelo”. C’è chi ha messo questo raffreddamento del pianeta in rapporto con il minimo solare. La connessione non è certa ma non può essere esclusa. 

Il futuro si annuncia interessante: vedremo se per caso siamo di fronte all’inizio di un nuovo “minimo di Maunder” e se influirà sul clima, attualmente in fase di riscaldamento per l’effetto serra causato dall’uomo. Chissà che una temporanea attenuazione dell’attività solare non venga a darci una mano mentre si litiga su quali provvedimenti prendere per combattere il riscaldamento globale. 

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